Cinema

Festa del Cinema di Roma: bene Sean Penn, delude Argento

Festa del Cinema di Roma: bene Sean Penn, delude Argento

L'applauso più lungo finora se l'è guadagnato lui: Sean Penn. La prima proiezione stampa del film da lui diretto «Into the Wild», nella sezione Premiere, non è passata inosservata. Il film della durata di 147 minuti e che vede il ritorno del regista dietro la macchina da presa dopo sei anni (La promessa), è stato accolto con vero entusiasmo nella sala Santa Cecilia, piena di giornalisti. «LA TERZA MADRE» - Lo stesso non può dirsi per Dario Argento, tornato con «La Terza Madre». Chi si aspettava un film "vecchio stile" è infatti rimasto deluso: al termine della proiezione notturna per il pubblico della Festa di Roma, gli applausi ci sono stati anche se un pò freddini accompagnati da un paio di fischi. A poco sembrerebbe essere servita dunque la serata Argento, costruita come un vero evento: per lui è stato allestito un black carpet (con il sottofondo musicale di Claudio Simonetti) dove imperversava Dario Ballantini nei panni di Valentino. Pochi vip ma tantissimi ragazzi hanno risposto all'appuntamento con il maestro del brivido e hanno accolto il regista, insieme alla figlia Asia e a tutto il cast, con applausi e entusiasmo. Dario e Asia Argento sul black carpet del film «La Terza madre» (Eidon) Il film conferma la vena visionaria di Argento, nel solco dei suoi ultimi lavori: sangue a profusione, squartamenti, cadaveri fatti a pezzi e anche apparizioni di spiriti (evocati soffiando su un piumino per la cipria), stregoneria bianca e nera sono gli ingredienti della Terza Madre. Non è mancata la suspance, distribuita con la sapienza di sempre tanto da strappare qualche urlo di paura agli spettatori in sala. IN FUGA DALLA CIVILTA' - Più allettante, a giudicare dalla rezione del pubblico, sembra essere risultata la storia diretta da Penn. Un ragazzo ventiduenne, Christopher McCandless, fresco di laurea, non è un ragazzo qualsiasi, o forse sì. Come quasi tutti i ragazzi ha voglia di cambiare tutto, solo che Christopher (interpretato da Emile Hirsch) alla fine lo fa davvero. E pagando di persona si mette in viaggio in fuga dalla civiltà sparendo per due anni al grido: «niente telefoni, piscina, gatti e sigarette». Tratto dal romanzo di Jon Krakauer «Nelle terre estreme» (pubblicato in Italia da Corbaccio) il film racconta una storia vera: ovvero quel lungo viaggio alla ricerca della felicità e della verità nell'America degli emarginati e soprattutto quei memorabili 113 giorni finali che Christopher ha vissuto nel territorio selvaggio dell'Alaska con ben poche provviste e armato solo da un fucile calibro 22 e qualche libro, non a caso firmato da scrittori come Jack London, Tolstoj e Krakauer. Costruito a capitoli come un romanzo di iniziazione (La mia nascita, Adolescenza, L'età adulta), Penn fa vedere aiutato solo da una voce fuori campo la progressiva fuga dal mondo di questo ragazzo e il suo immergersi nella natura. TROPPI COMFORT - «Non vorrei essere ripetitivo al riguardo, ma penso che negli Usa e in Occidente la gente sia troppo dipendente dai comfort e questo con gravi conseguenze. È necessario - ha continuato Penn - fare un cambiamento. Con questo non voglio dire ai giovani che debbano comportarsi come il protagonista del mio film, ma sicuramente che devono far battere i loro cuori più velocemente». Fonte: Il Corriere della Sera